Il Vescovo
S.E.R. Mons. Gianmarco Busca
Vescovo di Mantova.
Presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia
Delegato della CEI per i Congressi Eucaristici Internazionali
Formazione e ministero sacerdotale
Mons. Marco Busca è nato a Edolo (Valcamonica) provincia e diocesi di Brescia, il 30 novembre 1965. Dopo la maturità è entrato in Seminario per frequentare i corsi di filosofia e di teologia allo Studio Teologico “Paolo VI” di Brescia. È ordinato sacerdote l’8 giugno 1991 per la diocesi di Brescia.
Inviato a Roma per il perfezionamento degli studi (1994-1999), ha conseguito la laurea in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (2000) con una tesi incentrata sul Sacramento della Riconciliazione.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale a Borno dal 1991 al 1994; Vice Rettore del Biennio di Teologia al Seminario di Brescia dal 1999 al 2004; Collaboratore pastorale presso la parrocchia Santa Maria Crocifissa di Rosa di Brescia dal 2007 al 2014. Dal 1999 è Insegnante di Teologia Sacramentaria allo Studio Teologico “Paolo VI” di Brescia; dal 2012 è Docente stabile di Teologia Dogmatica all’Università Cattolica del “Sacro Cuore” (sede di Brescia) e all’I.S.S.R.; Delegato Vescovile per le forme di vita consacrata presso la Comunità di Shalom di Palazzolo; dal 2014 presbitero collaboratore pastorale presso la parrocchia di Caionvico. Collabora, inoltre, stabilmente con il Centro Aletti di Roma, con corsi di Sacramentaria e di Spiritualità ed è autore di diverse pubblicazioni di teologia sacramentaria e di spiritualità.
Ministero episcopale
Il 3 giugno 2016 il Santo Padre Francesco lo ha nominato Vescovo della diocesi di Mantova. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale nel Duomo di Brescia l’11 settembre 2016. Inizia il suo ministero in Diocesi il 2 ottobre 2016.
Il Cielo azzurro con tre stelle d’oro è il Regno di Dio che è l’eterna comunione della Santa Trinità, rappresentata dalle tre stelle. Una stella è superiore alle altre: indica il Padre che è all’origine del Figlio, da Lui generato, e dello Spirito che è il legame unitivo di entrambi. Le tre stelle sono unite dai raggi che si toccano e rappresentano la comunione delle tre Persone divine che si compenetrano l’una l’altra: “il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10,38). La relazione delle Persone in un amore indissolubile realizza l’unità della vita divina. La Trinità si apre sul mondo, in un’estasi d’amore, mossa dal desiderio di unire l’uomo a Dio e di estendere agli uomini il suo stesso modo di esistere: la comunione delle persone. Dal Padre proviene al mondo la vita che Egli ha riposto nel suo Figlio. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di essere ricapitolate in Lui (Col 1,16; Ef 1,10). L’umanità è chiamata ad accogliere in sé l’immagine del Figlio e a estendere la presenza di Cristo in tutti i cuori, in modo che Cristo sia tutto in tutti e si compia il Regno di Dio (1Cor 15,28). La Santa Trinità ha realizzato questo disegno di salvezza nell’incarnazione del Figlio. Le due onde rappresentano la divino-umanità di Cristo e la sua immersione pasquale nella nostra umanità peccatrice, profetizzata nel battesimo al Giordano. Nell’acqua, Gesù, ha assunto la veste corrotta del primo Adamo e ha lasciato la veste della sua figliolanza divina affinché i peccatori deponessero la disobbedienza del primo uomo per rivestirsi di Cristo, l’Uomo nuovo e perfetto. Le onde richiamano anche il fonte battesimale che è la nostra porta di accesso al Regno dei cieli. “Nessuno è mai salito al cielo”: per entrare nel Regno e vederlo, bisogna rinascere dall’alto, da acqua e Spirito (Gv 3,3-5). Il battesimo è il nostro innesto nella vita divina trinitaria e ci costituisce figli nel Figlio e fratelli in Cristo. L’albero rovesciato è immagine della Chiesa che affonda le sue radici nel Regno e svolge la sua missione di misericordia includendo nel suo seno i peccatori, per rigenerarli come figli adottivi per la gloria del Padre. La Chiesa è nel mondo, ma non attinge la sua vita dal mondo: è nel mondo il germe e l’inizio del Regno dei cieli, è il “sacramento” che manifesta sulla terra la novità di vita inaugurata con la risurrezione di Cristo. I battezzati sono già cittadini del Regno: risorti insieme a Cristo, siedono con Lui nei cieli (Ef 2,6). La Chiesa ha le sue radici nel futuro del Regno, dove tutto è già compiuto, e i suoi rami nel presente: infatti, il resto del tronco e del fogliame dell’albero si sviluppa inferiormente, verso il mondo, dove la Chiesa si protende nella missione di annunciare il Regno sino agli estremi confini della terra. Il frutto del melograno. Tra Cielo e terra è posto questo antico simbolo eucaristico, che ricorda che il frutto maturato sull’albero della Chiesa è la Vita della comunione. La Chiesa non produce questa vita, ma l’accoglie nella liturgia. Nell’Eucaristia diventiamo ciò che siamo: il Corpo di Cristo. Il melograno è aperto verso l’alto, recettivo della comunione trinitaria, e spaccato verso l’interno perché sia visibile la molteplicità dei chicchi contenuti nell’unico frutto. È un’immagine della Chiesa come unità delle alterità personali: tutti siamo membri del corpo, ma ciascuno contribuisce alla crescita del corpo con le caratteristiche originali del carisma che lo Spirito gli ha donato. Il simbolo del melograno è posto “sulla soglia”, tra il Cielo e la terra, a significare che il frutto della comunione che la Chiesa raccoglie quando celebra l’Eucaristia, per un dinamismo spontaneo d’irradiazione, diventa il dono peculiare che la Chiesa stessa fa al mondo. La civetta. Vicino all’albero della Chiesa è posto anche il simbolo della civetta. Coi suoi grandi occhi, che nella notte vegliano e scrutano tra le tenebre, la civetta raffigura nella tradizione antica la vocazione del monaco che possiede il carisma del discernimento per interpretare i segni della presenza del Regno anche nella notte del mondo. I credenti sono dei visionari che non giudicano i fatti della vita a partire da quaggiù, ma acquisiscono nella liturgia l’occhio spirituale che ci dà la capacità di vivere secondo l’immagine vera dell’umanità e della Chiesa così come sono nella visione di Dio. A partire dalla liturgia, che si fonda sull’unica cosa vera che rimarrà in eterno, il Regno, i cristiani interpretano le tappe della vita a partire dal traguardo finale. Il movimento è dal Regno alla Chiesa, dal Cielo alla terra, da là a qui, dal futuro al presente. Il vescovo guida con sapienza la sua Chiesa richiamandole anzitutto la direzione del Regno. Come il frutto di melograno, anche la civetta è posta “sulla soglia”, tra l’eternità e il tempo, a significare che i cristiani sono inseriti nella convivenza umana e contribuiscono a valorizzare i segni del bene e della verità ovunque vengono suscitati dallo Spirito, mettendo a servizio di tutti le buone ispirazioni che concorrono a creare cammini di giustizia e di pace per questo tempo.