Venite e vedrete
Seconda domenica del Tempo ordinario. La Chiesa, con la sua sapiente pedagogia, continua a guidarci nel cammino di crescita della fede e nell’esperienza della vita nuova in Cristo. Il brano evangelico odierno (Gv 1,35-42) si apre con una nuova testimonianza di Giovanni Battista: egli “stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco l’agnello di Dio. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù” (vv 35-37). Subito notiamo che Giovanni ha gli occhi puntati su Signore che passa e lo riconosce indicandolo come l’agnello di Dio vale a dire come colui che versa il suo sangue sulla croce per salvarci dal peccato. Gesù prende su di sé le nostre fragilità e debolezze, il male che commettiamo ogni giorno e offre la sua vita per la nostra redenzione. E in tutto questo possiamo contemplare il suo grande amore per noi e l’infinita misericordia del Padre che non risparmia il suo unico Figlio ma lo dona per il nostro riscatto. E Giovanni non trattiene per sé i due discepoli che infatti, dopo le sue parole, diventano discepoli di Gesù. Il Signore doni anche a noi la grazia di ascoltare un Giovanni Battista, che ci indichi Gesù mentre passa nella nostra vita e diventare discepoli del Signore E il Vangelo continua: “Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?” (v 38). L’interrogativo di Gesù ai discepoli è anche per ognuno di noi. Che cosa cercavano i discepoli seguendo Gesù? E noi che cosa cerchiamo nella nostra vita e soprattutto nella nostra vita cristiana? Forse risposte e conferme, certezze e sicurezze, qualcosa o qualcuno? E i due rispondono con un’altra domanda: “Rabbì – che tradotto significa maestro – dove dimori?” (v 38). L’avverbio “dove” riferito a Gesù nel quarto Vangelo, rimanda sempre alla sua identità e origine; il verbo “dimorare”, invece, indica uno stare e un abitare dove si intessono rapporti di familiarità e di comunione, di amore e di accoglienza. È come se i discepoli volessero sapere chi è e da dove viene Gesù e con chi vive in relazione profonda. E la risposta di Gesù è un invito e una promessa: “Venite e vedrete” (v 39). Occorre andare con Gesù per vedere! Occorre seguirlo per fare un’esperienza diretta di Lui e conoscerlo veramente, entrare in un rapporto profondo con Lui per scoprire la profonda comunione tra Lui, il Padre lo Spirito. Ed è proprio a questa comunione che i due discepoli e ognuno di noi è invitato. E subito dopo si dice: “Videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui” (v 39). Ciò che videro quei discepoli è stato determinante, ha segnato la loro vita, l’ha cambiata tant’è vero che sono rimasti con il Signore! È stata così importante quell’esperienza, è così indelebile nella memoria dei due discepoli che l’evangelista l’annota cronologicamente “erano circa le quattro del pomeriggio” (v 39). E da qui nasce il desiderio incontenibile di condividere la propria esperienza con altri: Andrea, uno dei due discepoli, incontra il fratello Simon Pietro e gli dice: “Abbiamo trovato il Messia e lo condusse da Gesù” (v 41). Andrea non si limita a raccontare al fratello Pietro ciò che gli è accaduto ma lo conduce materialmente dal Maestro per renderlo partecipe della sua avventura, perché anche lui possa fare un’esperienza così intensa e colma di gioia. Ed è singolare l’incontro di Gesù con Simone: “Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa, che significa Pietro” (v 42). Lo sguardo di Gesù cambia la vita di Simone e il suo nuovo nome indica la sua nuova missione: confermare nella fede i suoi fratelli. Che lo sguardo di Gesù cambi anche la nostra vita e ci doni di scoprire a quale missione siamo chiamati. Andrea è uno dei due discepoli che hanno seguito Gesù. E l’altro chi è? È ognuno di noi che oggi è chiamato ad ascoltare il Battista che indica Gesù perché possiamo metterci alla sua sequela. Allora scopriremo la bellezza inesauribile del rimanere con Lui ed essere testimoni che lo annunciano con gioia ai fratelli.