Le nozze di Cana
In questa seconda domenica del tempo ordinario la liturgia ci propone un episodio del Vangelo di Giovanni: le nozze di Cana (Gv 2,1-11). Il fatto storico descritto è ricco di molti elementi simbolici e pertanto occorre comprenderlo in tutta la sua portata. “Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli” (vv 1-2). Nel mondo ebraico la festa nuziale era un evento carico di solennità e di gioia che nella prospettiva giovannea rimanda all’alleanza sponsale di Dio con il suo popolo di cui parla l’Antico Testamento. Le annotazioni della presenza della “madre di Gesù” come se fosse di casa lascia intendere un legame di parentela con la famiglia degli sposi, così come l’invito di Gesù con i suoi discepoli cioè con coloro che aveva già costituito come comunità. “Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli dice: Non hanno vino. E Gesù le rispose: Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora” (vv 3-4). Le parole di Maria fanno riferimento a una necessità umana. Infatti Maria, attenta alle difficoltà di chi ha vicino, accorgendosi che il vino è finito e rischia di rovinare la festa nuziale si rivolge a Gesù facendogli presente la situazione. Le parole di Gesù che possono sembrare a una prima lettura piuttosto dure ed enigmatiche rimandano invece a una prospettiva ben diversa. Infatti chiamando Maria “Donna”, termine inusuale nel mondo ebraico per rivolgersi a una madre, e aggiungendo “che vuoi da me?” evidenziano che Gesù si pone oltre il rapporto parentale, si pone in quella relazione filiale con il Padre, che gli è propria e unica. E questo trova conferma quando Egli fa riferimento alla “sua ora” cioè a quell’ora che il Padre ha stabilito per il Figlio, l’ora del mistero pasquale. Un’ora che non è da intendersi in senso cronologico ma un’ora che è di morte, risurrezione e glorificazione con la quale si compie definitivamente la salvezza per tutta l’umanità. “Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (v 5). Maria ha piena fiducia in Gesù e invita i servitori a compiere quanto Egli dice. Ecco cosa fa Maria: conduce ad ascoltare Gesù, insegna ad avere fede in Lui e a mettere in pratica la sua Parola. Non accontentiamoci di una fede fatta di buone intenzioni e propositi, di un ascolto saltuario e frettoloso della Parola ma facciamola calare dentro la nostra vita quotidiana perchè diventi fede vera, ascolto attento, carità operosa. “Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: Riempite d’acqua le anfore; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto… chiamò lo sposo e gli disse: Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio, e quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora” (vv 6-10). I servitori eseguono quanto comandato da Gesù. Si dice che manca vino e anziché avere indicazioni di come procurarlo devono riempire le anfore di acqua fino all’orlo. Una quantità enorme! Gesù fa una cosa sorprendente: l’acqua diventa vino, abbondante e buono, migliore rispetto al precedente e conservato finora. In tal modo alla festa di nozze vi è ancora più gioia. Questo segno miracoloso va letto in chiave cristologica: rivela l’identità di Gesù e della sua missione. Egli è il Messia che inaugura il tempo della salvezza e della gioia prefigurato dal vino abbondante, buono e conservato per quel momento. “Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (v 11). Il prodigio delle nozze di Cana è il primo miracolo di Gesù e l’attestazione che Lui è il Figlio di Dio, il Messia tanto atteso che realizza la salvezza per tutta l’umanità. E come i suoi discepoli anche noi siamo chiamati, di fronte a questo mirabile segno, a credere in Lui.