Eucaristia: pane per la vita eterna
Il Vangelo di questa domenica (Gv 6,51-58) riporta la parte finale del lungo discorso fatto da Gesù, dopo aver dato da mangiare a migliaia di persone con soli cinque pani e due pesci. Il tema dell’Eucaristia, che in precedenza era solo accennato, diventa qui predominante. “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (v 51). Gesù si identifica come pane vivo che viene da Dio e annuncia di dare un pane che è la sua “carne” cioè la sua stessa persona. È chiaro qui il riferimento sia alle parole dell’Ultima Cena contenute nei Vangeli e in San Paolo dove al posto di “carne” ricorre il termine “corpo”, sia alla sua morte di croce nella quale, liberamente e per amore, Gesù dona la persona per la salvezza del mondo. L’affermazione di Gesù provoca una reazione molto forte: “Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: come può costui darci la sua carne da mangiare?” (v 52). L’obiezione giudaica per un verso esprime l’inaccettabilità di mangiare la carne di un uomo e per l’altro evidenzia il rifiuto di Gesù come il solo che, mediante il dono di sé, può portare alla salvezza. Gesù non risponde a questa domanda e insiste: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (vv 53-54). In tono solenne e autorevole, il Signore ritorna ad affermare la necessità di nutrirsi di Lui nel rito eucaristico. C’è uno stretto e inscindibile legame tra mangiare la sua carne, la vita eterna e la risurrezione. Si tratta di un vero mangiare e un vero bere che dona all’uomo quella vita divina che già ora ha il suo inizio e che sarà poi per sempre. E questa affermazione è avvalorata da una promessa: la risurrezione nell’ultimo giorno. Fisicamente si può vivere anche senza mangiare l’Eucaristia ma ci priviamo di un dono immenso: la vita eterna e la risurrezione. E ribadisce ancora: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (v 55). Corpo e sangue di Gesù di cui nutrirci nell’Eucaristia sono i veri alimenti per l’uomo. Ma c’è di più. Il Signore ci sorprende, annulla le distanze tra noi e Lui: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (v 56). Gesù non ci lascia soli perché mangiando l’Eucaristia si crea un’unione profonda con Lui, una comunione intima tanto che l’uno dimora nell’altro cioè uno sta dentro l’altro. Noi siamo in Gesù e Gesù è in noi! E poi Gesù rivela “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me” (v 57). Densa di significato è questa affermazione perché ci lascia comprendere come, mangiando il corpo di Gesù, siamo coinvolti nella relazione con il Padre. Infatti come Gesù ha ricevuto la vita dal Padre, è stato inviato da Lui e vive per Lui orientando tutta la sua vita alla gloria del Padre, allo stesso modo, chi si nutre dell’Eucaristia vive per Gesù e a sua volta vive per il Padre. “Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i vostri padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (v 58). Gesù riprende l’affermazione iniziale. L’Eucaristia in quanto corpo di Gesù è pane di vita rispetto al pane di cui si nutrirono i padri nel deserto e non solo ma pane che dona di vivere per sempre. L’Eucaristia è la fonte e il culmine della vita cristiana. È un dono da accogliere ogni domenica e per chi ne ha la possibilità ogni giorno perché lì in modo unico il Signore fa comunione con noi. Impariamo a guardare all’Eucaristia, a meditare e contemplare questo grande mistero nel quale Gesù è presente in mezzo a noi ed è sempre con noi. Impariamo a nutrirci di Gesù, pane di vita, perché la nostra fede diventi sempre più forte, ci renda testimoni del suo grande amore, operatori di carità verso i fratelli sapendo che i doni promessi da Gesù per chi si nutre del suo corpo sono certi.