Il dono dello Spirito Santo
Solennità di Pentecoste. Questa domenica è conclusione e compimento del tempo pasquale. La lettura tratta dagli Atti degli Apostoli (2,1-11) narra come, il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo, sotto i segni di un “vento impetuoso” (v 2) e di “lingue come di fuoco” (v 3), irrompe sulla comunità orante degli apostoli riuniti nel Cenacolo. Lo Spirito Santo li rende capaci di annunciare “le grandi opere di Dio” (v 11) e di essere da tutti compresi: “Ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua” (v. 6). Nel vangelo odierno (Gv 15,26-27:16,12-15), collocato nel contesto dell’Ultima Cena, Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza a me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio” (15,26-27). Solo nel Vangelo di Giovanni lo Spirito Santo viene detto “Paràclito”, parola greca che significa “colui che è chiamato accanto, vicino a qualcuno”. Questo termine nell’ambito forense indicava l’avvocato che stava vicino all’imputato come difensore. Inoltre è chiamato anche “Spirito della verità” che rende testimonianza a Gesù della verità delle sue parole e delle sue opere di fronte al rifiuto e all’incredulità del mondo. Questo Spirito, che procede dal Figlio e dal Padre, sta accanto agli apostoli e discepoli, soprattutto nelle difficoltà e persecuzioni, prendendo le loro difese e rendendo anche loro testimoni coraggiosi di Gesù in quanto sono stati con Lui fin dall’inizio del suo ministero. Lo Spirito Santo continua anche per noi la sua opera ma noi spesso lo dimentichiamo. Impariamo a invocarlo di più perchè sostenuti dalla sua vicinanza renda forte la nostra fede davanti alle sfide di questo tempo, ci aiuti a vivere in comunione con Gesù e ci renda suoi veri testimoni. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (v 12). Questa affermazione non è da intendersi come se dovessimo aspettarci un’ulteriore rivelazione ma sottolinea la difficoltà degli apostoli a comprendere pienamente le parole di Gesù. “Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (v 13). Lo Spirito Santo ha il compito di guidare alla verità cioè portare i discepoli a una più profonda comprensione del mistero di Cristo e questo non solo in senso intellettuale ma spingendoli a vivere e operare in conformità con i suoi insegnamenti. E lo Spirito Santo non comunica con parole autoreferenziali ma ricorda e rende attuale nell’oggi quello che ha ascoltato da Gesù. C’è dunque una strettissima relazione tra il dire dello Spirito e il dire del Figlio. E poi un annuncio al futuro non nel senso di predire gli eventi futuri, ciò che accadrà ma di far sì che sappiamo interpretare e leggere la storia e gli avvenimenti in senso cristiano, alla luce della fede per scoprire in essi le tracce di quell’unico disegno di salvezza voluto da Dio per l’umanità. “Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (v 14). Lo Spirito Santo glorifica Gesù perché annuncia agli uomini quel che è di Gesù. Un annuncio che non è una sterile ripetizione del messaggio del Signore, un annuncio che non è fermo e fisso in un determinato tempo passato ma un annuncio che è una continua riproposta del messaggio evangelico nella storia. “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (v 15). Siamo nel mistero stesso delle tre persone divine: infatti si dice che ciò che è del Padre è anche del Figlio e che lo Spirito annuncia quel che è del Figlio permettendo così il riconoscimento dell’opera di Gesù come proveniente dal Padre. Che lo Spirito Santo ci doni la grazia di saper accogliere il suo annuncio, quell’annuncio che è del Padre e del Figlio, e accompagni, guidi e difenda il nostro cammino per essere autentici testimoni di Gesù nel mondo. Buona Pentecoste!