Domenica di gioia e di passione
Domenica delle Palme e della Passione del Signore. La Chiesa con questa celebrazione è introdotta nella Settimana Santa in cui ripercorre il mistero pasquale di Gesù. La liturgia odierna ci presenta il Vangelo dell’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme (Mc 11, 1-10) e quello della sua passione e morte (Mc 14,1-15,47): l’uno all’insegna della gioia e dell’esultanza e l’altro della sofferenza e della croce. Gesù entra nella Città Santa in un modo del tutto particolare: non a cavallo come erano soliti fare i condottieri e i re vittoriosi ma scegliendo un puledro, che sappiamo essere d’asina come attestano gli altri evangelisti. Il Signore dunque non si presenta come un dominatore ma come un Messia umile e mite, mansueto e povero. “Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mc 11, 8-10). Gesù è acclamato come re, riconosciuto come Messia che salva e libera. Questa scena molto intensa e bella è per noi un invito ad accogliere esultanti Gesù che vuole entrare nella nostra vita per salvarci. E proprio quando siamo in grado di accogliere Gesù come mandato da Dio, come Messia e nostro re scaturisce la gioia. Essa non viene dal possedere, dal potere o dalla bramosia ma dall’incontro profondo con la persona di Cristo, dalla relazione con Lui. E chiediamoci perchè a pochi giorni di distanza da questa entrata esaltante in Gerusalemme, tutto repentinamente cambia tanto che Gesù viene lasciato solo, abbandonato anche dai suoi apostoli, sottoposto a una sofferenza senza pari e a una morte infamante. Colpisce questo prima e dopo così opposti e contrastanti tra loro! C’è una logica divina che sfugge alla comprensione umana e appare assurda alla nostra ragione. La nostra logica è più propensa a pensare ad un Messia ammirato e stimato, potente e glorioso più che oltraggiato e deriso, debole e sconfitto. Grande è la difficoltà dell’uomo a capire il progetto di salvezza dell’umanità voluto da Dio Padre che si compie proprio nella passione e morte obbediente di Gesù. È il paradosso della croce sulla quale si manifestano la regalità di Gesù, la sua gloria e la nostra salvezza. E nelle parole: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14, 36) Gesù manifesta un’obbedienza filiale alla volontà del Padre per la salvezza dell’uomo e il suo bene. Anche noi impariamo da Gesù a passare “dalla mia alla tua volontà” sapendo che anche quando la volontà di Dio sarà più difficile da accettare è sempre per il nostro maggior bene. Nella Passione e morte di Gesù c’è tutta la distanza dell’uomo da Dio, la sua cattiveria e crudeltà, la gravità del peccato ma c’è anche il volto del vero Messia che per amore assoluto dell’uomo sacrifica sé stesso e dona la sua vita in riscatto per tutti. La croce è dunque segno dell’orrore del peccato ma è anche segno dell’amore misericordioso di Gesù che si dona fino alla fine per l’umanità. E di questo se ne accorge un soldato pagano: “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39). Davanti alla morte di Gesù scaturisce una professione di fede che riconosce la vera identità del Signore e il suo grande amore per noi. Diventi questa anche la nostra professione di fede davanti a Gesù crocifisso e forti del suo amore impegniamoci a testimoniarlo davanti a tanti fratelli nonostante le sfide della vita e del mondo. Il dramma brutale che si è consumato sul Calvario sia per noi cristiani una vera memoria e non un semplice ricordo. Ancora oggi Gesù è umiliato e annientato dal nostro peccato ma ancora oggi Egli continua ad amarci di un amore più grande e più forte del male e della morte. Che questa domenica si traduca in lode e amore per Gesù e per i fratelli! Buona Settimana Santa.