Coerenza di vita cristiana e servizio
In questa XXXI domenica del tempo ordinario il Vangelo (Mt 23,1-12) ci presenta Gesù ancora a Gerusalemme. Sono gli ultimi giorni della sua vita terrena. Il Signore si rivolge “alla folla e ai suoi discepoli” (v 1) parlando degli scribi e farisei per delineare un particolare stile di vita. “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno” (vv 2-3). Dura e severa osservazione quella di Gesù verso le autorità d’Israele e invito chiaro e preciso all’osservanza di ciò che essi dicono ma non del loro comportamento. Gesù non contesta, dunque, l’insegnamento proposto dagli scribi e dai farisei ma denuncia l’incoerenza tra il loro dire e fare, cioè la loro ipocrisia. È questo un vizio che spesso caratterizza l’uomo e in particolare l’uomo religioso. Nessuno può dirsi esente e al sicuro da questo pericolo. Occorre invece vigilare con attenzione, cercando di riconoscerlo e rimuoverlo se insinuato nella propria vita spirituale. Proponiamoci dunque di essere cristiani veramente coerenti! E Gesù esplicita: “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito” (v 4). Gli scribi e farisei sono rigidi ed esigenti con gli altri ma indulgenti e accondiscendenti con sé stessi. Appesantiscono il prossimo, gli rendono la vita gravosa e difficile mentre salvaguardano la propria da ogni fatica. Ci sono molti modi per rendere la vita dei fratelli più dura. Non sono solo precetti o regole ma possono essere una parola o un gesto, un atteggiamento o un comportamento che pesano e fanno soffrire. Gesù continua “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente” (vv 5-7). Ecco presentate la vanità e la superbia di chi si ritiene più importante e vuole attirare su di sé l’ammirazione della gente anche con segni esteriori particolari: i filatteri, piccole custodie contenenti i frammenti di testi biblici di particolare importanza che venivano legati al braccio sinistro e sulla fronte; le frange poste ai quattro angoli del mantello. Filatteri e frange dovevano richiamare l’osservanza della legge ma, in verità, erano diventati solo occasione per pavoneggiarsi. Anche ai nostri giorni si può facilmente cadere in questi comportamenti criticati da Gesù! Dunque stiamo in campana e cerchiamo di essere attenti. Le parole del Signore sono anche per noi! Gesù prosegue “Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare guide, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo” (vv 8-10). Tre titoli di cui due riservati a Gesù, unico Maestro e Guida, il terzo a Dio unico Padre che è nei cieli. Ecco affermata una signoria divina, un primato assoluto che si deve manifestare anche in tutte le nostre scelte. Si tratta di mettere il Signore al primo posto nella nostra vita, di riconoscerci fratelli e non considerarsi uno superiore all’altro. Gesù conclude “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato” (vv 11-12). Gesù capovolge il modo di pensare di quel tempo e di oggi legando la grandezza non al potere, al successo, all’avere ma al servizio. La vera grandezza del discepolo, di chi ha autorità e maggiori responsabilità sta nel servire. Non dunque la corsa a metterci sul piedistallo, a spadroneggiare sugli altri, a gloriarsi ma impegno a offrire, con umiltà e amore, il nostro servizio nella Chiesa e nelle realtà in cui viviamo. Che questo diventi il nostro progetto di vita, un progetto conforme a Gesù che si è fatto servo di tutti e che ci rende grandi e degni di essere esaltati.